13° Far East Film Festival, 29 aprile – 7 maggio 2011, Udine
Lasciate ogni logica, o voi ch’entrate
C’è poco da fare: quando i giapponesi si scatenano, il termine “demenziale”, così come lo intendiamo noi occidentali, acquista tutta un’altra prospettiva. Prendiamo, ad esempio, Yakuza Weapon di Yamaguchi Yudai e Sakaguchi Tak.
Partendo da una trama basilare, mero preludio per l’azione, i due registi inanellano una serie di sequenze ad effetto mescolando fumetto, videogame, i cartoon di Tex Avery e Chuck Jones, lo splatter pesante e l’action movie, nel totale sberleffo di una qualsiasi logica. Shozo, giovane yakuza, litiga col padre capo clan e fugge dal Giappone, affinando le sue non ben chiare doti di guerriero in vari scenari di guerra: schiva pallottole senza alcun problema, mette il piede su una mina e invece di finire a pezzi sfrutta l’esplosione per attaccare dall’alto l’accampamento nemico, sfodera calci volanti e raffiche di pugni con la velocità di un mitra, usa i tacchetti delle sue scarpe per trapassare da parte a parte le teste dei suoi nemici e altre bizzarrie. Quando viene a sapere che il padre è stato ucciso da 88 colpi di pistola in un attentato ordito da Kurawaki, suo braccio destro, Shozo decide di tornare a casa in cerca di vendetta. Nel frattempo, Tetsuo (fratello di Shozo? Amico d’infanzia? Boh!) fugge dalla prigione (come c’è finito? Come è fuggito? Boh!) e si ritrova a combattere contro altri yakuza (perché? Chi diavolo sono? Boh!) che gli ammazzano la moglie sotto i suoi occhi. A Tokyo, Shozo incontra la sua promessa sposa e si dedica alla vendetta: demolisce con una montagnola di candelotti di dinamite il palazzo dalla forma esplicitamente fallica di Kurawaki, ma questo contrattacca con un elicottero da guerra e un RPG, riuscendo a staccare una gamba e un braccio all’indistruttibile Shozo, che ancora non crepa. Anzi, in qualche modo riesce a colpire con un razzo l’elicottero sul quale fuggiva Kurawaki, abbattendolo. Siamo appena a metà film, ma lo spettatore che è stato al gioco, senza porsi troppe domande su ciò che sta vedendo, ha sicuramente la mascella dolente dalle risate. L’assurdo fa capolino quando meno lo si aspetta, e colpisce nel segno per originalità e inventiva: le cause provocano sempre gli effetti più deliranti, in netto contrasto con ogni legge della logica e della fisica, rendendo i personaggi tanti piccoli Willie Coyote di forma umana, corpi immortali da spezzare, spappolare, schiacciare, far esplodere e squarciare, in un continuo ribaltamento delle aspettative. Si è portati a pensare, ad esempio, usando un minimo di logica, che Shozo non perda la gamba quando colpito dal missile di Kurawaki, giacché prima aveva calpestato una mina senza conseguenze. Questa menomazione è semplicemente uno dei rari punti fissi della sceneggiatura, che permette al film di passare alla seconda parte, dall’estetica più debitrice nei confronti dei videogame picchiaduro alla Final Fight e del fumetto hentai. Già, perché entra in gioco una misteriosa agenzia governativa che preleva i rimasugli di Shozo e gli impianta una mitragliatrice nel braccio e un lanciarazzi nel ginocchio, trasformandolo in “yakuza weapon”, unico in grado di affrontare la potentissima Death Drop Mafia, di cui è membro Kurawaki. Il quale, tra l’altro, non è morto nell’esplosione dell’elicottero, ma è diventato una sorta di sgangherato cyborg su sedia a rotelle. Kurawaki attacca Shozo mandandogli contro carriolate di gente, da una letale squadra di sexy infermiere a un gruppo di barboni potenziati da una droga blu fosforescente, tutti letteralmente polverizzati. Piccola raffinatezza registica, un lungo piano sequenza che segue Shozo mentre sale le scale, incontrando nemici a ogni pianerottolo, realizzato egregiamente e tutt’altro che fine a se stesso nel richiamare le modalità di gioco dei videogame sopraccitati, in cui il personaggio comandato del giocatore si muove di schermata in schermata, incontrando nuovi nemici fino allo scontro finale con il boss del livello. In questo piano sequenza, ogni pianerottolo è una schermata di gioco, e in cima alle scale si trova il nemico più forte: Tetsuo che, diventato tossicomane dopo la morte della moglie, viene reclutato da Kurawaki per uccidere l’amico (o fratello?) in cambio di una dose. Al di là dell’aspetto sentimentale, in realtà subito tralasciato, è “l’arma” con cui Tetsuo si appresta a sfidare Shozo a far spalancare la bocca dallo stupore: è il corpo della moglie, reso impenetrabile ai proiettili, munito di una mitraglia che gli spunta dalla bocca e di un lanciarazzi infilato tra le chiappe. Tetsuo la fa roteare intorno a sé per respingere i proiettili di Shozo, simulando un coito apre il fuoco con il mitra e, facendole spalancare le gambe, dall’ano partono razzi micidiali. Shozo risolverà la faccenda con un violentissimo fisting… Non è finita! Kurawaki ha ancora un asso nella manica: ha trasformato il corpo del padre di Shozo in una testata nucleare che comanda tramite il suo nuovo, imponente pene meccanico. “Se distruggi il mio cazzo, un esplosione nucleare ammazzerà tutti!”, minaccia Kurawaki durante lo scontro finale. Che farà Shozo? Bisogna ammettere che questa deriva goliardica di Yakuza Weapon spesso crolla nel becero, eppure non si può non riderne: se si tiene bene a mente che il tutto è solo uno scherzo, il divertimento è assicurato. Molte parti potevano essere ridotte se non eliminate, certi combattimenti sono piuttosto ripetitivi e alcune sequenze (come quella iniziale) risultano fini a se stesse, anche all’interno della non-logica del film. Tuttavia Yakuza Weapon rimane un prodotto d’intrattenimento che in Occidente, con tutti i nostri Shoot’em Up e Machete, neanche riusciamo a immaginare. Sempre che si stia al gioco, ovviamente… in caso contrario meglio rinunciare in partenza.
Yazuka Weapon [Gokudo Heiki, Giappone 2011] REGIA Tak Sakaguchi, Yudai Yamaguchi.
CAST Tak Sakaguchi, Jun Murakami, Mei Kurokawa, Shingo Tsurumi.
SCENEGGIATURA Tak Sakaguchi, Yudai Yamaguchi. FOTOGRAFIA Masakazu Oka. MUSICHE Nobuhiko Morino.
Gangster Movie/Azione, durata 104 minuti.