Lezioni di Greco
Per Emidio Greco tutto cominciò da Notizie degli Scavi, un racconto scritto da Franco Lucentini nel 1964. Immediatamente catturato dalla storia e dalla sua tensione etica, Greco sentì l’urgenza di tradurre la sua complessità letteraria in narrazione cinematografica.
Ad esso si ispirò per la scrittura di una sceneggiatura, operazione che gli permise l’accesso alla Scuola Nazionale di Cinema del Centro Sperimentale e che diede inizio ad un percorso artistico segnato da film sottili e intelligenti. Dallo straordinario esordio avvenuto nel 1974 con L’Invenzione di Morel, passando per Ehrengard (1982), Un caso di Incoscienza (1984), Una Storia Semplice (1991), e Milonga (1999), fino ai più vicini Il Consiglio d’Egitto (2002) e L’Uomo Privato (2007), ci vorranno tuttavia 47 anni per tornare a quel primo grande amore da cui tutto era scaturito. A quella prima grande intuizione che sarebbe rimasta la sua particolare cifra poetica e stilistica. Perché quanto a stile, Notizie degli Scavi è un film molto speciale. Per la direzione della fotografia curata da Francesco Di Giacomo, pittorica ed evocativa, aiutata anche dalle meravigliose musiche di Luis Bakalov. Per i suoi dialoghi, di forte derivazione letteraria, molto vicini a quelli del racconto di Lucentini e perciò evidentemente distanti dall’italiano contemporaneo. Per la sua recitazione nient’affatto realista, che continuamente incespica e riparte nelle espressioni spezzate e nelle improbabili questioni sollevate dalla mente del “professore”, uno straordinario Giuseppe Battiston. Quarantenne disadattato, uomo tuttofare alle dipendenze della proprietaria di una casa di appuntamenti romana (una grande Iaia Forte), il professore vive in un mondo a parte, fatto di futili dettagli (un calzino bucato, un pezzo di formaggio) e rassicuranti operazioni di routine (fare i piatti, mettere in ordine le camere). Inchiodato ad un’esistenza senza speranza, tuttavia anch’egli troverà modo di riscattarsi. L’inaspettata simpatia nata con la Marchesa (Ambra Angiolini), insieme alla fortuita visita fatta agli scavi della Villa Adriana (momento che apre uno squarcio documentaristico all’interno del film) gli impediranno di mettere, come sempre, tra parentesi la realtà. Tra gli scavi della Villa Adriana, il “professore” scoprirà che la vita, tutto, è un mero labirinto di attribuzioni, un unico grande sistema di congetture, un enigma indecifrabile. E se così stanno le cose, allora anche lui, anche la Marchesa, due poveri disgraziati, allora anche loro possono accettarla la vita. O possono almeno provarci. Nulla si sa, nulla si può sapere: è questa la legge dell’universo, questo quello che Lucentini e Greco ci dicono, a distanza di quasi cinquant’anni. Che la realtà può essere soltanto osservata, mai svelata. Che poi, come pensa il professore di Lucentini guardando il riflesso di quell’ultima meravigliosa immagine che Greco ci regala, chi lo sa che siamo e tutto quanto che è.