Il prezzo della guerra
Quali sono le verità che si nascondono dietro ad una guerra, dove se non c’è sangue non c’è peccato?
L’Altra verità, quella che ricerca Fergus, “contractor” in Iraq (ovvero mercenario) ed ex membro dell’esercito britannico, è la causa della morte del suo amico fraterno Frankie, vittima della “route irish”.
Ken Loach, che sulle battaglie sociali ha basato il suo cinema, ci porta sul percorso (la “route”) di un uomo che non vuole accettare una risposta vaga. Fergus inizia a distanza (attraverso internet) a ricostruire le dinamiche che hanno portato il suo amico a ritrovarsi “nel posto sbagliato al momento sbagliato”, sulla pericolosa “route irish”, la strada che collega la zona verde di Baghdad al suo aeroporto. E in questo immergersi a ritroso, lo fa ricadere in un circolo violento, come se le dinamiche della guerra in Iraq venissero trasmesse attraverso i dispositivi elettronici, le parole virtuali, e finissero per dominare anche quell’universo che lo attornia, la città di Liverpool.
Le immagini ci fanno inabissare nella psiche distorta di Fergus, avvicinare ai volti e penetrare nelle persone. L’uomo che Loach rappresenta è un venduto, un figlio del liberismo in guerra, che rischia la sua vita per un mucchio di soldi. Solo che Fergus, come il defunto Frankie, non ha perso la sua innocenza, e non accetta che la sua amicizia venga tranciata brutalmente con del sangue fraterno. Egli, che ha vissuto la guerra, sa qual è la terribile verità che la distingue in Iraq, dove la violenza non risparmia gli innocenti, anch’essi visti come potenziali nemici.
Questa orribile realtà, che conosciamo anche noi e che abbiamo visto in altri conflitti, non siamo capaci di fermarla, forse perché preferiamo accontentarci di scuse, o piuttosto perché evitiamo direttamente di stare a guardare. Ma è qui che ritroviamo Loach, nella sua voglia di denuncia, amara. Perché il suo uomo non è capace, nonostante la sua moralità, di essere immune alla crudele idea della lotta armata, ne rimane contagiato. L’unica soluzione è distruggere se stessi, ricordando a chi manovra senza pietà, che non esiste casualità nella guerra: per ogni vittima esiste sempre un carnefice.