FilmForum Udine/Gorizia 5-14 aprile 2011
Incontri con il cinema italiano
Articolata in 6 appuntamenti, la sezione “Incontri con il cinema italiano” si è rivelata di grande interesse per il pubblico goriziano accorso all’appuntamento del Filmforum 2011.
Inquadrati nell’ambito del Programma di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN) “I processi di rinnovamento dei quadri del cinema italiano”, gli incontri hanno riguardato temi quali la critica cinematografica, le scuole di cinema, le dinamiche legate alle film commission, e più in generale alla produzione cinematografica, insieme alla sceneggiatura e alla critica videoludica. Hanno visto avvicendarsi di volta in volta grandi esperti del settore: dall’incontro con Gianluca Arnone e Marco Toscano, a quello con Gian Maria Cervo e Pietro Sarubbi, e ancora all’interessante confronto con Federico Poillucci, Igor Princic e Matteo Oleotto, fino all’ illuminante lezione tenuta da Giorgio Arlorio nel suo incontro assieme a Simone Fenoil. A chiudere il ciclo, ultimi ma non ultimi, Alessandra Contin, Federico Ercole e Diego Malara.
In particolare, il PRIN è un progetto finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica. Partito nel 2008 e affidato alla coordinazione scientifica del Prof. Leonardo Quaresima, prende le mosse da una considerazione condivisa: l’idea cioè che l’istituzione cinematografica italiana faccia difficoltà a farsi sistema, non riuscendo conseguentemente ad ottimizzare le proprie risorse economiche e artistiche. Il PRIN prevede la collaborazione di quattro atenei: l’Università degli Studi di Udine, la Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano, l’Università della Calabria e l’Università degli Studi Roma Tre. Unità di ricerca cui sono stati affidati specifici e diversi compiti di analisi. Al proposito, compito dell’Università degli Studi di Udine è quello di analizzare con particolare attenzione le scuole di cinema, censendo i vari centri di formazione professionale cinematografica ed individuando la struttura dei percorsi formativi. Oltre a questo aspetto, all’ateneo friulano il compito di indagare la qualità del legame presente tra formazione e mondo del lavoro, i suoi punti di forza e di debolezza. Tutto ciò anche attraverso l’utilizzo di indagini a campione da effettuare su alcune realtà professionali particolarmente esemplificative (produzione, distribuzione, esercizio, organizzazione festivaliera, redazioni stampa, stampa on-line e televisive, archivi audiovisivi, produzione home-video, etc.). Ed è soprattutto questa la dimensione che ci ha maggiormente colpito nel corso degli stimolanti incontri. In particolare, la formazione alla professione di sceneggiatore oltre a richiedere una solida formazione, varia e multidisciplinare, sembra anche essere un anello particolarmente delicato del più ampio sistema cinematografico: le difficoltà infatti per uno sceneggiatore di trovare occupazione, Sarubbi e Cervi ce lo hanno ricordato, sono molto più elevate rispetto a quelle incontrate dai tecnici di altre aree; tanto che se non fosse per il corso di sceneggiatura, la percentuale di collocazione sul mercato del lavoro delle figure professionali formate dalle scuole di cinema sarebbe molto vicina al 100%.
Tuttavia le difficoltà dell’attuale situazione culturale del paese non devono scoraggiare rispetto all’ambizioso compito di poterne invertire la rotta. Dopotutto, come ci ha ricordato Giorgio Arlorio, non esiste un metodo preciso: esiste solo la ricerca. E senza la ricerca quel viaggio non organizzato che dovrebbe essere l’obiettivo del “miglior” film, non può esserci. Senza ricerca non si va da nessuna parte, non ci si può raccontare, non ci si può conoscere. E se non ci si conosce, ahimè, non si esiste.