Il gatto vive se paga il mutuo
“Alla fine ho capito perchè lo scienziato ha messo il gatto nella scatola. Stava cercando di darci un messaggio. Siamo tutti vivi. Siamo tutti morti. Siamo tutti quel gatto. Ma dobbiamo prendere una decisione. Possiamo passare il tempo aspettando che il veleno ci uccida o gridare e graffiare, scavando una via d’uscita da quella dannata scatola”.
In un futuro non troppo lontano, in cui la cibernetica è ormai realtà grazie alle sofisticate tecnologie della multinazionale Union, è possibile una totale ricostruzione bionica di qualsiasi organo danneggiato. Pancreas, fegato, occhi artificiali sono acquistabili in comode rate. Attenzione però ad essere in regola con i pagamenti, altrimenti una squadra di “recuperatori”, verrà a riprenderseli senza fare troppi complimenti. Miguel Sapochnik, al suo primo lungometraggio, adatta il romanzo The Repossession Mambo di Eric Garcia che ne scrive la sceneggiatura con Garrett Lerner. È la storia di Remy, inizialmente recuperatore alle dipendenze della Union, in seguito ad un trapianto di cuore, anch’egli cliente insolvente, e perciò, braccato dai suoi ex-colleghi. Vero che la sanità è al momento campo di scontro politico, ma il futuro di Repo Men è un incubo per i cittadini americani! L’inverosimile distopia riprende anacronisticamente il filone fantapolitico fine anni Sessanta, o quello post-11 settembre dei vari Minority Report, Impostor, The Island; pochi, però, gli spunti originali su temi già lungamente trattati dal cinema di genere. Risulta singolare, ad esempio, la scelta di citare metaforicamente il “paradosso del gatto” di Schroedinger per raccontare la ritrovata umanità del protagonista, che, se da sicario si limitava a sopprimere e ridicolizzare la vita, una volta passato dall’altro lato della barricata ne riscopre il valore e sceglie di lottare contro “il sistema”. L’impressione è di un ingenuo “equivalente filosofico” alle angosce esistenziali dei replicanti di Blade Runner, di cui prende in prestito ambientazione e personaggi (la città senza nome è la Los Angeles del 2019, la storia di Remy e Beth ricorda quella di Deckard e Rachel). Molto meglio invece quando, ad intervalli saltuari, Sapochnik sembra fare meno sul serio affidando ad una dolce colonna sonora (Sway, Every Day Will Be Like A Holiday, Dream A Little Dream Of Me) il compito di ironizzare sull’inevitabile splatter di persone squartate con coltelli da cucina… per avere mancato qualche rata del mutuo. Il flop al box office americano non soprende, nonostante un buon cast in cui Jude Law è affiancato dal sempre bravo Forest Whitaker. Se molti lo hanno accusato di plagio al musical Repo! The Genetic Opera, è sicuramente da non confondere con il Repo Man di Alex Cox… Emilio Estevez si limitava a recuperare auto.
Repo Men [Id., USA/Canada 2010] REGIA Miguel Sapochnik.
CAST Jude Law, Forest Whitaker, Alice Braga, Liev Schreiber, RZA.
SCENEGGIATURA Eric Garcia, Garrett Lerner (tratta dal romanzo The Repossession Mambo di Eric Garcia). FOTOGRAFIA Enrique Chediak. MUSICHE Marco Beltrami.
Fantascienza/Azione/Thriller, durata 119 minuti.