Moretti c’è
Affidando al grande Michel Piccoli il ruolo di protagonista, in Habemus Papam Moretti si riserva la parte dello psicanalista del pontefice. Dall’entrata in scena di questo personaggio, il tono emotivo del film, ben sottolineato dalle musiche malinconiche, cambia.
Al dramma di un uomo che rifiuta il potere, il cardinale Melville che non vuole diventare Papa, si aggiunge l’elemento comico, immancabile nei film del regista romano. La solennità, fino a quel punto rotta solo da un giornalista idiota del Tg2, autore di una maldestra videocronaca in diretta del conclave, lascia il posto al grottesco.
Così, il Moretti attore porta in Vaticano tutto il suo irresistibile campionario di tic, manie, ossessioni, facendo dei cardinali le sue vittime. Li costringe a un faticoso torneo di pallavolo, scegliendo i capitani delle squadre, tra quelli su cui i bookmaker puntavano di più come probabile nuovo Papa. Li comanda con arroganza, approfittando della mancanza di un leader. Lo psicanalista diventa allenatore, severo come i più insopportabili professori di educazione fisica, mentre il Papa, scappato dalla sua prigione dorata, vaga per la città e riscopre la propria vocazione giovanile d’attore (impossibile non pensare ai trascorsi teatrali di Wojtyla).
Nonostante la presenza forte di Moretti, vera incarnazione davanti alla macchina da presa dell’Autore cinematografico, è Piccoli a dominare Habemus Papam. In un ruolo difficile, complesso, impegnativo, l’attore francese regala un’interpretazione memorabile, per naturalezza e misura. Il suo pontefice confuso e umile rimarrà nella memoria, personaggio controcorrente, pecorella smarrita. La sua decisione finale, lungi dall’essere improvvisata, è il risultato di un cammino interiore necessario, nel mondo, tra la gente comune, più che del percorso di analisi affrontato con l’ex moglie e collega del primo psicanalista, interpretata da Margherita Buy, affrancatasi, grazie al rovesciamento morettiano, dal decennale stereotipo della nevrotica.