Domine, quo vadis?
La veglia notturna ed il funerale per il Papa hanno bloccato San Pietro, Roma, il mondo tutto. Tra reporter impacciati e fedeli accampati, s’attende.
Il Conclave si riunisce nella Cappella Sistina dopo un corteo bianco-rosso di volti vinciani: sembrano quasi caricature, così come appariranno, poi, i cardinali nella loro umanità. Dopo alcune incertezze e un fragoroso vociare interiore di preghiere, non tanto per l’umanità, per il nuovo Papa, ma per non essere scelti, viene proclamato il cardinale Melville. L’inizio impacciato e poco convinto viene definitivamente confermato dal grido d’ansia che il Papa esterna prima di compiere il tanto atteso saluto dal balcone che lascia interdetti tutti: cardinali e non, visto che la benedizione non verrà data. Purpurei tendaggi svolazzanti rimangono a far intendere che dietro la splendida facciata della Basilica di San Pietro si nascondo uomini.
L’analista per eccellenza Nanni Moretti è convocato per assistere il papa, nella globalità della situazione, senza poter indagare sull’infanzia, sui sogni, sui pensieri, sui sentimenti, su tutto insomma. Impresa ardua la sua, e inaspettata. Andato per curare un individuo si trova a “curarne” svariati, facendo riscoprire a loro e a noi l’ “umanità”.
Altra realtà, quella individuale. Il Santo Padre, grazie a una distrazione del suo entourage, riesce a scappare e, percorrendo le vie della Città Eterna, a ritrovare parte di sé. È una tematica che, a dire del regista, mai avrebbe pensato di realizzare quindici anni fa. Si è davanti ad una commedia matura, dunque. Di riflessione non solo psicologica, filosofica ma soprattutto umana. La forza dell’essere umano nel riconoscere i propri limiti innanzi a se stesso e agli altri non ha la pretesa di dare risposte. Nessuno le sa dare: dottori, giornalisti, statisti, il popolo stesso è perduto al solo pensiero di non avere una guida spirituale al proprio fianco. E lo svolgersi delle cose assume una curiosa metamorfosi: la scena teatrale diviene spettatrice della realtà, una realtà surreale ma ipoteticamente possibile.
Ognuno di noi deve prendersi le proprie responsabilità e, guardandosi attorno, trovare risposta nei volti e nelle problematiche altrui ed avere il coraggio di affermare che “le cose devono cambiare”, perché, come canta Mercedes Sosa, “Todo cambia”. Primi passi, per tutti, l’ “umiltà e la sapienza del bisogno di Dio”; che si vestano i panni di San Tommaso o San Pietro poco importa, visto che “l’inferno è deserto”.