FilmForum Udine/Gorizia 5-14 aprile 2011
Massimo Bacigalupo
Dopo le proiezioni delle opere di Michele Sambin, è stato il turno di un altro storico autore del cinema underground italiano: Massimo Bacigalupo.
Nato a Rapallo, all’inizio degli anni ottanta abbandona la sperimentazione cinematografica per dedicarsi allo studio e all’insegnamento della letteratura anglosassone.
La serata è iniziata con la trilogia del 1968 Un dittico e un intervento, formata da 60 metri per il 31 marzo, Versus e Her. Questo lavoro era legato alla situazione politica dell’epoca, con cui potremmo spiegare anche la scelta di uno stile innovativo e underground. Il primo corto, composto da un unico rullo, e da qui il titolo 60 metri, vuole trasmettere l’euforia del clima di quell’anno, con l’alternanza di immagini di alberi, fiori, paesaggi che sono metafora dell’uomo “contro questo tempo di primavera.
Versus è invece una meditazione sugli opposti, evidenziata molto spesso dall’immagine divisa in quattro parti, a due a due uguali verticalmente, dove sono contrapposte persone o momenti di vita o oggetti legati da aspetti tematici o di genere conflittuali.
Her testimonia gli scontri a Chicago nel 1968, proponendo i fermo immagine della protesta alternati a frasi e pensieri relativi alla vicenda, e concludendo con una donna e dei bambini in riva al mare. Questi cinque minuti di video facevano parte di Tutto, tutto nello stesso istante, un progetto che coinvolgeva più filmakers nel film collettivo della “Cooperativa cinema indipendente” di Roma.
A seguire, è stato il turno del mediometraggio The Last Summer (1969), nelle intenzioni viaggio nella storia e nella cultura d’Europa.
L’ultima visione è Into the House, di qualche anno più tarda rispetto alle precedenti (1975), che riprende un matrimonio tra famiglie italoamericane di Pittsburgh, girato con uno stile visivo più tradizionale in cui la sperimentazione è data dalla musica: proprio per la mancanza dell’audio a causa di problemi tecnici della copia, la proiezione di questo corto è stata sospesa.
Nei film visti ieri sera, è frequente l’alternanza, la sovrapposizione e i giochi di rimando tra figure umane, paesaggi e creazioni artistiche e letterarie accompagnate in modo decisivo dalla musica jazz: per spiegare questa ricca confusione visiva, frutto di una sintesi tra estetica pittorica e dinamicità cinematografica, citiamo le dichiarazioni che lo stesso Bacigalupo ha rilasciato all’ultimo festival di Torino: “Per questi caratteri di movimento, il cinema underground è più vicino alla vicenda delle arti figurative che a quella del cinema”.
Daniela Bressanutti, Edoardo Peretti