Azione e testosterone
All’inizio sembra di essere finiti in un libro per bambini tridimensionale. Poi vedi Nicolas Cage, biondo, e pensi di essere stato catapultato in uno dei soliti blockbuster d’azione, solo un po’ più coatto e pervaso da testosterone.
Infine senti il protagonista, con occhiali da sole d’ordinanza e abbigliamento funereo, dire: “l’inferno è già sulla terra e sta camminando”. Eppure, superato il primo istinto di fuga dal cinema, e il primo attacco di disgusto dopo la scena splatter iniziale, Drive Angry non si ferma al b-movie che molto avrebbe apprezzato Tarantino. In un punto non preciso della pellicola si inizia a cogliere l’ironia, una forte ma anche sottile ironia che pervade il film, sia nella sceneggiatura che nella regia. Esistono addirittura alcuni momenti d’ilarità anche se scatenati da violente, e altrettanto assurde, uccisioni. Il personaggio di Milton (Cage biondo, per l’appunto) incarna tutti gli stereotipi del furioso assassino diventato tale solo perché costretto. Deve uccidere una quantità non indifferente di persone ovviamente per salvarne una sola (in questo caso la neonata nipote). Accanto a lui troviamo la giovane, e casualmente bellissima, ragazza che, tradita ma salvata da Milton, parte con lui verso l’avventura. La modella e il pazzo vendicatore. Tipica accoppiata del genere. Ma il regista Patrick Lussier non vuole affrontare un genere solo, inserisce anche l’elemento mistico, la lotta tra il bene e il male, e uomini, o apparenti tali, che non muoiono mai, neanche dopo un colpo di pistola in testa. Nel finale lo spettatore scopre tutto: la storia di Milton, e quella del “contabile”, personaggio che appare all’inizio quasi come un supereroe. Ciò che serve per apprezzare un film ironico – al punto di apparire ridicolo – è la predisposizione a un approccio aperto a qualsiasi cosa, perché dal trailer nessuno spettatore si aspettava ciò che infine si è trovato a vedere.