Il coraggio di cambiare
Anche in America si sta male. E’ questo, scorrendo la filmografia di Paul Haggis, il presupposto base da cui nascono i suoi film, soprattutto le pellicole da lui dirette.
Dopo la tragedia dell’11 settembre l’America e gli americani hanno dovuto fare i conti con nuove paure, nuovi nemici e sono spinti a difendersi con le proprie armi, perdendo sempre più fiducia nelle forze dell’ordine. E’ un discorso ormai “vecchio”, ma è partendo da questo concetto che The Next Three Days, il nuovo progetto del regista, sviluppa la sua storia. Il film è il remake di Pour elle, film francese del 2008, e rappresenta per Haggis l’idea di realizzare un thriller personale e coerente con il proprio “tocco” autoriale. Ciò che più caratterizza il protagonista della pellicola John Brennan (Russel Crowe) è l’irrazionalità con cui compie le sue gesta, novello Don Chiscotte che contro tutti cerca di far assolvere prima e evadere poi la moglie incarcerata per un omicidio. Irrazionalità che sta alla base dell’americano medio che non è più disposto ad aspettare una giustizia lenta e miope, e che porta anche un tranquillo professore universitario a diventare un giustiziere improvvisato. E’ in questa lunga trasformazione che il film vacilla un po’, il personaggio di Crowe scopre di avere una mente criminale e inizia una preparazione improbabile e follemente lucida pagandone sì le conseguenze ma riuscendo nel suo intento con troppa facilità. Haggis, pur essendo un autore inconsueto nel panorama americano, ricorre a scene adrenaliniche poco coerenti con il registro realistico della prima parte del film, i comportamenti dei personaggi sono a volte improbabili (soprattutto la polizia) e l’epilogo finale risulta scontato e standardizzato. Non ne viene però un film da dimenticare, nonostante alcune cadute di stile, è un film di genere anomalo anche grazie alla matrice originale, che riesce a far “digerire” anche un attore statico e monocorde come Crowe. Da sottolineare, però, è la mancanza di coraggio che evidenzia sempre più la poca originalità della cinematografia americana, dove ancora non si riesce a voltare pagina e gli spunti narrativi risultano essere sempre uguali a se stessi. Un nuovo cinema è possibile e doveroso, e sta ad autori come Haggis agire di conseguenza.