Purtroppo c’è chi dice sì
Tre ex compagni di liceo, Max, giornalista di talento, Irma, dottoressa, Samuele, assistente universitario, si ritrovano sconfortati dalla stessa beffa ad una cena di classe: lo scavalcamento delle loro conferme professionali causa raccomandazioni di una “figlia di…”, “moglie di…”, “genero di…”.
Se le prime due antagoniste si renderanno conto del disagio provocato, il terzo lascerà fare al suocero che non vuole assolutamente rimetterci la faccia, insieme ad un sistema decisamente fitto di conoscenze. Un sistema che si rammarica sia dell’intelligenza che dell’ignoranza dei suoi giovani.
La trama della storia ruoterà intorno alle azioni dei nostri giustizieri che, ingiustamente colpiti, si vestiranno da “pirati del merito” per i loro diritti e per quelli di altri. Ma servirebbe un vero e proprio esercito per contrastare questa realtà di precariato.
Una commedia drammaticamente realistica che fa sorridere alle primissime battute, ingenue, scontate ma tanto reali. Poco importa se tanti sono stati i sacrifici propri e dei genitori, la parola sembra non essere consentita ai figli di ferrovieri.
Ed è “una lingua risciacquata in Arno”, che dona incalzante sonorità a dialoghi non particolarmente ricchi ma che riferiscono il vero, con immagini rubate ma statiche, da reportage su rivoluzionari in combutta.
Coerente il punto di vista del regista, che analizza anche un possibile capovolgimento delle parti: “per una volta che va bene”. Ma ecco pronta la coscienza che ricorda quanto sia più giusto, talvolta, rinunciare a qualcosa di personale per il bene comune. Concetto spesso decantato ma poco praticato. Le cose devono cambiare e da qualcuno si deve necessariamente iniziare: meglio alcuni mesi agli arresti domiciliari con nuovi sogni nel cassetto e buoni amici come compagni di crescita, quella vera, quella consapevole, che servi uniformati al sistema del “sì”, del “tutto va bene così, tanto, prima o poi…”.
“C’è chi dice no”: un film sulla/della società italiana che qualche ombra in più, sicuramente, ha sguinzagliato dietro le coscienze dei raccomandati e non per ricordare a tutti che: “talento = sacrifico = merito”.