Un uomo qualunque
Con il controverso Forza Italia!, nel 1978, Roberto Faenza aveva descritto e sbeffeggiato impietosamente il potere politico, in particolare quello democristiano, utilizzando efficacemente filmati d’archivio, manipolati a fini satirici.
In Silvio Forever, diretto insieme a Filippo Macelloni e scritto da Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, a differenza che in Forza Italia! Faenza rinuncia, invece, al sarcasmo, privilegiando per scelta dichiarata il ritratto umano e la cronaca documentaristica, comprensiva delle date delle vicende politico-giudiziarie più importanti e delle stime di Forbes sul patrimonio di Berlusconi.
L’unica vera concessione al divertimento da parte del regista consiste nel mostrare, nel finale, il sonno tormentato dagli incubi e dai sensi di colpa di un sosia di Berlusconi. Attraverso il montaggio, procedendo per giustapposizione di immagini fotografiche e/o in movimento, provenienti da media diversi (tv, cinema, carta stampata, internet), Silvio Forever si limita, quindi, a raccontare sinteticamente, con una buona capacità narrativa e documenti per lo più già noti, tutta la vita di Berlusconi, suddivisa in capitoletti intitolati Anni ’40, Anni ’50, Milano 2, La famiglia e così via.
Il film utilizza anche gli aberranti inni musicali del partito-azienda berlusconiano dai molti nomi e le telefonate registrate da Patrizia D’Addario. La voce di Berlusconi è sostituita in alcune sequenze da quella dell’imitatore Neri Marcorè, mentre la famosa lettera di Veronica Lario è letta da un’attrice. La finalità di questi interventi sonori non è ironica: in Silvio Forever non sono di certo le voci a rendere le immagini tragicomiche, quanto la straordinaria capacità del protagonista di rendersi ridicolo da solo. In Forza Italia!, invece, era proprio il doppiaggio a divertire, rumori e dialoghi risultavano spesso volutamente in contrasto con le immagini, le musiche di Morricone erano stranianti, gli uomini politici ingessati, ma, tutto sommato, non volgari.