Un re e la sua corte
Un incontro di pugilato è come una partita di scacchi: i due avversari si studiano, analizzano le mosse dell’altro, cercando un varco per sferrare la mossa letale.Il pugile trova la sua tattica vincente aiutato dal proprio team, capeggiato dall’allenatore: il rapporto che si crea tra queste persone si rinsalda incontro dopo incontro, vincolo ancora più forte se si tratta di membri della stessa famiglia.
È questa la storia di Mickey Ward, pugile di origini irlandesi allenato dal fratello maggiore, con cui ha un legame di totale dipendenza, nonostante questo sia consumato dal crack, nel fisico come nella mente; inoltre è accerchiato da sette sorelle che si muovono in branco come bufali e da una madre-manager, onnipotente e onnipresente.
Ci si allontana dalla favola coraggiosa di Rocky o del più recente Cinderella Man, per calarsi in un dramma familiare ritmato dai pugni dati e ricevuti, nel quale si mescolano uno sport duro e la vita privata di una famiglia popolana, rustica e periferica, in un’America altrettanto popolana e decaduta. Ci si avvicina piuttosto alla cruda e poetica verità raccontata in Toro scatenato, lo stesso insistere su problemi reali, ma senza calcare l’impronta violenta data nel 1980 da Scorsese. Il protagonista del film di David O. Russell incassa dure sconfitte, ma senza offrire il proprio corpo all’avversario come fa De Niro, aggrappandosi alle corde del ring senza proteggersi dal martellante assalto dell’avversario. Piuttosto rimane senza protezione di fronte al volere della famiglia, circolo del quale o ne fai parte o sei un estraneo senza opinione, nel quale rimani imprigionato, poiché ti si appiccica addosso come la glassa blu di una torta. Per quanto lui cerchi di liberarsene, la sostituisce con un’altra altrettanto opprimente, per poi rendersi conto che è la somma delle due, l’equilibrio perfetto per sentirsi forte. Mickey non è solo, nemmeno sul ring, al contrario di altri combattenti, come il vecchio pezzo di carne maciullata protagonista di The Wrestler o la testarda allieva di Clint Eastwood in Million Dollar Baby. Anche se sembra cadere a pezzi, il nucleo e i suoi componenti si risollevano, si caricano per l’apoteosi finale, portando con sé anche il film, destinato ad entrare di diritto nella storia del cinema come ogni altro buon film sul pugilato.