INEDITO – USA 2008
Una parte per il tutto
Sineddoche in italiano è quella figura retorica che usa la parte di un oggetto o soggetto per intendere il suo insieme. Inedito in Italia, Synecdoche, New York è il primo lavoro registico dello sceneggiatore statunitense Charlie Kaufman.
Il film, uscito nel 2008 negli Stati Uniti, è interpretato da Philip Seymour Hoffman che impersona la figura di Caden Cotard, autore teatrale che decide, grazie al denaro vinto con un premio, di progettare uno spettacolo costruendo un set della stessa realtà e della sua vita. Il suo personaggio, come per altri film scritti da Kaufman (Essere John Malkovich o Il ladro di Orchidee) è un uomo in crisi. Senza un apparente perché, come se provasse la sensazione di un futuro atroce, Cotard è convinto di dover morire prima del tempo, ma i giorni passano senza che questo brutale presentimento si dissolva, e la sua vita si sfalda come un palazzo che crolla sotto il peso dei secoli. Intanto la proiezione del sé e dunque il suo passato diventa la realtà della rappresentazione teatrale, dove gli attori entrano man mano a far parte del vissuto. Un complesso gioco di ambiguità tra ciò che era parte della finzione e si è fatto reale, e ciò che nel passato era reale ed è diventato ormai surreale. Le ambientazioni si fanno spesso inoltre proiezione onirica del subconscio dei personaggi. Il mondo che Kaufman rappresenta è una metafora della condizione umana; come nella letteratura di David Foster Wallace, dove i personaggi sono figure deviate, al limite del ribrezzo, così Caden Cotard è un essere insicuro, incapace di svelare i propri sentimenti (come la persona depressa del romanzo di Wallace Brevi interviste con uomini schifosi), senza linfa vitale, una persona da disprezzare. Un uomo che rimpicciolisce davanti ai suoi problemi, allo stesso modo in cui la rappresentazione della sua vita invece si ingigantisce, si moltiplica. L’unica via d’uscita per il raggiungimento della felicità è liberarsi dai condizionamenti, lasciare che il sentimento istintivo predomini. Già in Human Nature (diretto da Michel Gondry, con cui poi Kaufman ha vinto l’Oscar per Se mi lasci ti cancello), dove la società è colpevole per aver creato degli individui incapaci di sentire, così anche in Synecdoche, New York l’individuo post-moderno, guardando al passato sa che l’unico giorno in cui è stato felice è stato quello in cui ha sentito davvero. Un film a tratti ridondante, adatto non a intrattenere ma a far riflettere soprattutto.