Il Grinta: un western che non c’era
Un cadavere in strada, una lampada che illumina di poco la scena, e poi la neve: Il Grinta inizia con un’immagine ironicamente fiabesca di morte; come un quadro a cui gli occhi non sono preparati.
Un incipit che lascia impietriti, perché annuncia il disincanto che animerà la vendetta ossessiva e “sacra” della piccola Mattie, ma soprattutto perché lascia intendere molto di più che un’interpretazione rigorosa e tragica di ciò che il western è, ed è stato. I killer che lanciavano monetine in Non è un paese per vecchi e le leggende che accettano il mistero di A serius man sono scomparsi, e ai prologhi-sequenza, degni di ouverture musicali che contengono i temi della composizione, si sostituisce ora un prologo-icona spiazzante per la sua sintesi: l’inizio non è più un’anticipazione per “spiegare” la complessità inafferrabile del presente, ma diventa il momento introduttivo per chiedersi l’origine della violenza e del caos imperscrutabile che attraversano la società americana. Il Grinta è il western che si pone questa domanda, il western che impara a osservare con un’essenzialità del tutto nuova, quasi arida, che non cerca teoremi o aspirazioni morali (avrebbe senso dopo un postwestern definitivo come Non è un paese per vecchi?) ma i sintomi di una nazione passata e presente. Senza tradire il passato del genere a cui appartiene.
La sua forza nasce dall’equilibrio con cui la poetica dei Coen convive con le leggi del West. Ma per rispettare questo equilibrio in cui dialogano western fordiano e crepuscolare, viaggio di formazione e fine di un’epoca, l’autocontrollo compromette l’ispirazione: Il Grinta lavora intensamente sull’identità del genere (la mercificazione dei corpi e della morale, il conflitto tra etica biblica e le leggi naturali, la Trinità laica del western rappresentata dalla giovinezza, l’età adulta ambiziosa e la vecchiaia disillusa) ma sembra prigioniero della sua compostezza necessaria, senza la libertà narrativa che Crocevia della morte aveva con il gangster movie. Un’opera di revisione più che di visione.
Forse la cavalcata notturna con cui il Grinta cerca di salvare Mattie non sarebbe d’accordo: c’è tanta poesia nascosta nello sguardo di un western disincantato; c’è ancora la neve, anche se il tempo ci sfugge.
Il Grinta [True Grit, USA 2010] REGIA Joel e Ethan Coen.
CAST Jeff Bridges, Hailee Steinfeld, Matt Damon, Josh Brolin, Barry Pepper, Dakin Matthews, Domhnall Gleeson.
SCENEGGIATURA Joel e Ethan Coen (remake del film Il Grinta di Henry Hathaway, 1969). FOTOGRAFIA Roger Deakins. MUSICHE Carter Burwell.
Western, durata 110 minuti.