SPECIALE MARIO MARTONE
Odorare di sesso
Dove si consuma il tradimento, in che luogo mentale, è uno spazio dove può vivere e diventare un’ossessione per chi lo subisce? Domanda insolita che però dev’essere posta a chi questo fatto pensa di averlo superato, per chi credere di esser andato oltre alla gelosia di una relazione chiusa come lo è per Silvia e Carlo, coppia borghese formalmente separata ma che di fatto vive ancora sotto lo stesso tetto, almeno fino a quando l’uomo non va in campagna a passare il tempo, o meglio a fare sesso, con la sua giovane fidanzata.
La chiameremmo una coppia aperta, perché del resto Silvia e Carlo continuano a ribadirselo: sono sia per l’uno che per l’altra la persona più importante che hanno, le relazioni esterne al loro rapporto proliferano ma a rimanere stabile è quella condizione mentale di coppia che rappresenta l’architrave narcotizzante della loro esistenza borghese. Tutto segue questo normale corso delle cose finché Silvia inizia una relazione con un neofascista, un tipo dal culto per il corpo e della forza, rozzo, aggressivo ma inevitabilmente eccitante. Da qui l’equilibrio per Carlo si rompe, inutile che l’uomo trovi delle scuse per celare la sua ossessività, sa bene di non riuscire a spiegare razionalmente nemmeno a se stesso il motivo di questa gelosia, cerca di rinnegare quella che sembra essere una chiusura mentale dalla sua ampia veduta e libertà d’intellettuale borghese. Le informazioni sull’individuo sono scarne ma sufficienti da crearne un profilo, ed è proprio questo elemento a scatenare l’ossessione, il ragazzo rappresenta la pura istintività che Carlo costantemente nega nonostante si senta libero dai vincoli vivendo il rapporto di coppia in maniera non esclusiva, una forza cui non può controbattere. Ma dove vive questa gelosia ossessiva? Di fatto non arriva mai a concretizzarsi di fronte allo sguardo di Carlo, ma al contrario riempie la sua mente attraverso elementi casuali, l’uomo ha la necessità di riempire i vuoti che Silvia lascia, considerando che la descrizione dell’altro individuo è sempre la medesima. Per questo i sogni di Carlo e le sue immaginazioni vengono completate dalle immagini che l’hanno lasciato conturbato nella realtà; la fellatio tra i due sconosciuti dentro al bar diviene l’unico atto sessuale immaginato tra Silvia e l’uomo, e ancor di più assume senso la sua visita al circolo neofascista, cioè la necessità di dare un volto a chi ora frequenta la sua ex-compagna.
Lo spazio del tradimento e della gelosia è proprio questo, in un limbo mentale che coglie dal vissuto quel tanto che basta per donargli una forma ipocritamente reale nell’immaginario fino a farla diventare ossessiva. Scovare ciò che è concreto anche quando esso non si palesa mai a noi, come sentire l’odore del sangue aleggiare, prima di riuscire a coglierne la presenza fattuale.
L’odore del sangue [Italia 2004] REGIA Mario Martone.
CAST Michele Placido, Fanny Ardant, Giovanna Giuliani, Sergio Tramonti.
SCENEGGIATURA Mario Martone (trattadall’omonimo romanzo di Goffredo Parise). FOTOGRAFIA Cesare Accetta.
Drammatico, durata 98 minuti.