Povero Jimi, povero Hendrix, poveri noi
Il 2013 è un anno importante per Jimi Hendrix: sono 71 anni dalla nascita, 43 dalla morte, 47 da quell’incontro fatale e fortunato con Linda Keith, allora fidanzata di Keith Richards e 48 dall’uscita di Are You Experienced?, il primo dei 4 album pubblicati.
Naturalmente i numeri sono inutili e il loro richiamo puramente ironico seppur necessario per spiegare il fallimento dell’operazione Jimi – All Is By My Side. Fare un film sul più grande innovatore del rock degli anni ’60 non è cosa semplice, a maggior ragione se non esiste un motivo specifico per ricordarlo e si procede, per così dire, a tentoni, cercando di sfruttare l’ondata di fascino che il chitarrista di Seattle non ha mai smesso di esprimere in tutte le generazioni venute dopo la sua morte. Il film di John Ridley, acclamato sceneggiatore premiato lo scorso anno con l’Oscar per 12 anni schiavo, ha l’unico pregio di porsi come pietra di paragone per chi, nei prossimi anni e con maggiore serietà, vorrà cimentarsi nel racconto di una vita gypsy, rock, eccessiva, dirompente, rivoluzionaria, come poche ce ne sono state anche in quegli anni così prodighi di leggende e miti. Raccontare l’ascesa di Jimi Hendrix in un solo anno di carriera, quasi esclusivamente attraverso le love stories con donne incontrate per caso, verso le quali non sembra provare nulla se non un amore estemporaneo e violento, è un po’ come raccontare la storia dei Beatles attraverso la relazione fra Paul e Linda McCartney. Non si capisce il perché di tante cose: del jump cut in stile Nouvelle Vague, dei dialoghi sovrapposti che dovrebbero scimmiottare quelli di Robert Altman e dei lunghi dialoghi riflessivi in cui poco spazio è dato alla musica e molto a considerazioni fugaci sulla vita. Ma, soprattutto, non si capisce perché in un film su Jimi Hendrix non ci sia una sola canzone di Jimi Hendrix, non si capisce perché il momento di lancio della sua carriera, ovvero la partecipazione al Monterey Festival del 1967, quello, per intendersi, dove Jimi bruciò la chitarra sul palco, sia liquidato con una sequenza di un minuto all’aeroporto. Non basta vestire e truccare il bravo Andrè Benjamin (leader degli Outkast) come un mito affinché lo sia davvero e non basta fermare l’immagine su di un volto sfocato e inserire la didascalia “George Harrison” per far sobbalzare il pubblico. Questo, in ultima analisi, lo sbaglio principale del regista: aver fatto un film su Hendrix come se fosse la vita di una pop star da reality show. Per capire di cosa parlo confrontate la sequenza in cui Jimi suona davanti ai Beatles la title track di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band con il video realmente registrato quella sera al London’s Saville Theatre.
Jimi – All Is By My Side [id., USA 2013] REGIA John Ridley.
CAST Andrè Benjamin, Hayley Atwell, Imogen Poots, Ruth Negga, Andrew Buckley.
SCENEGGIATURA John Ridley. FOTOGRAFIA Tim Fleming. MUSICHE Danny Bramson, Waddy Wachel.
Biografico, durata 118 minuti.