INEDITO – TURCHIA 2011
Démoni interiori
Zeki Demirkubuz è uno dei maggiori esponenti del cinema turco contemporaneo, poco noto al grande pubblico, ma molto apprezzato nel circuito dei festival internazionali. Già con la sua opera prima (C Blok, 1994) si afferma quale figura autoriale completa, capace di esprimere una propria poetica, poi strutturata e approfondita ne L’innocenza, Üçüncü Sayfa o Yazgi, premiati esempi di una piccola ma efficace realtà indipendente come la sua Mavi Film.
Influenzato da Dostoevskij di cui riprende idee e tematiche, Dermirkubuz sviluppa così una personale riflessione sull’uomo e i dilemmi che ne caratterizzano la condizione esistenziale. Inside, vincitore a diversi festival arabo-asiatici e presentato (tra gli altri) al Film Festival Turco di Roma 2012, non fa eccezione, rendendosi anzi il suo lavoro maggiormente segnato dall’opera dello scrittore russo. Attualizzando Memorie dal sottosuolo – e in particolare la seconda parte, A proposito della neve bagnata – il regista mette in scena il declino interiore di Muharrem, impiegato quarantenne colto e intelligente, la cui inadeguatezza alla vita lo porta a covare un senso di odio e di costante invidia verso il mondo, in primis gli amici e la domestica, conducendolo a una depressione causa di azioni (auto)lesive sempre più degradanti. Lo sguardo di Dermirkubuz si incolla al protagonista, rendendo così lo spettatore muto e inerte testimone, vittima a sua volta del lento abbrutimento del personaggio, accentuato a livello visivo da una fotografia livida e quasi esclusivamente notturna e dall’uso del grandangolo a sottolineare il suo disagio ed estraneità da ciò che lo circonda. Il rifiuto di Muharrem delle convenzioni e delle ipocrisie in favore di una ricerca della (propria) verità, se in un primo momento assume i caratteri di una solitaria ed estrema ribellione, presto si trasforma in un nichilistico annullamento di se stesso. Questo si palesa durante la cena in onore dell’amico vincitore di un prestigioso premio letterario, sequenza chiave sia per il legame con la cultura turca, sia per la funzione di snodo narrativo del film. È infatti nota l’importanza in Turchia – e generalmente nel mondo arabo – del pasto come momento di riunione di una comunità, familiare o sociale che sia, in cui i commensali si relazionano in base ai propri rapporti, come ad esempio hanno dimostrato in analoghe sequenze Güney (Yol), Bilge Ceylan (C’era una volta in Anatolia) o in maniera molto più ironica ed europea Akin (Soul kitchen): in tale occasione i legami emergono per quello che sono portando alla luce, se necessario, anche interessi, conflitti e difficoltà. Così in Inside la festa al ristorante organizzata dagli amici di Muharren diventa il momento rivelatore di tutta la pellicola: come nel romanzo di Dostoevskij, ubriaco e stizzito per una palese mancanza di rispetto nei suoi confronti, il protagonista sfoga la sua ira attraverso le parole rivolte agli invitati e in particolare al festeggiato che, per carisma e successo, è lodato e riverito dagli altri, dando voce a un mal di vivere non compreso e guardato con superficialità. Scambiato il suo dolore per un’aggressiva esuberanza, e dunque ridicolizzato, il protagonista è lasciato ai propri demoni e alla personale, disperata lotta per sopravvivervi. Più Muharren cerca di salvarsi, più viene fagocitato dall’abisso apertosi dentro di sé e in cui rischia irrimediabilmente di precipitare. Una discesa agli inferi mai così sofferta.
Inside [Yeralti, Turchia 2011] REGIA Zeki Demirkubuz.
CAST Engin Günaydin, Serhat Tutumluer, Nihal Yalcin, Sarp Apak, Murat Cemcir.
SCENEGGIATURA Zeki Demirkubuz (adattamento di Memorie dal sottosuolo di Fëdor Dovstoev-skij). FOTOGRAFIA Turksoy Golebeyi. MUSICHE Kerem Aksoy, Kerem Kerem Jingle.
Drammatico, durata 107 minuti.