XX FilmForum Festival, International Film Studies Conference, 12-21 marzo 2013, Udine/Gorizia
Aboutness of Porn
Justine Frank: chi era costei? Domanda ardua ma perfettamente calzante nel contesto di una manifestazione, il FilmForum di Udine/Gorizia, che guarda con grande interesse al sempre crescente universo dei Porn Studies.
In questo caso, però, parliamo di un’artista che col porno ha a che fare solo incidentalmente: illustratrice belga di origini ebraiche, vissuta il 1900 e il 1943, Justine Frank rappresenta un caso, più unico che raro, di giudaismo blasfemo. Se, infatti, è quasi nel DNA cristiano raffigurare elementi correlati alla religione, il medesimo discorso non è valido in riferimento alla fede ebraica. Justine Frank, forte dell’amicizia intima con Georges Bataille e con i contatti, spesso burrascosi, con il movimento surrealista, realizzava i suoi lavori mescolando illustrazioni pornografiche, talvolta anche un po’ kinky, con stereotipia giudaica (quasi antisemita) e decostruzione della simbologia religiosa. E’ grazie a Roee Rosen, ospite alla presente edizione del FilmForum, che l’opera della Frank è a noi nota. Curatore dell’unico lavoro letterario dell’artista belga, il romanzo erotico Sweet Sweat, organizzatore di una retrospettiva a lei dedicata (ad Antwerp nel 2008) del relativo film (Two Women and Man), Rosen è, anzitutto, uno studioso accanito ed appassionante. Israeliano, anch’egli è interessato a lavorare camminando sul filo di quel sottile spartiacque che separa arte e pornografia. Regista prima di tutto, lo conosciamo quale vincitore, nel 2010, della sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia, con Out (Tse): un film che riprende concetti esposti dal cinema horror statunitense (L’Esorcista anzitutto) declinandoli in un contesto che mescola scene sadomaso e riferimenti al nazionalismo israeliano e ai movimenti queer. Analogo è il lavoro dedicato al tema della coercizione: in Confessions Coming Soon, Rosen pone il figlio davanti alla macchina da presa, gli fa leggere un gobbo in una lingua che non conosce (l’inglese) e lo induce ad imitare pose che il regista fa fuori campo. Altrettanto affascinante, Hilarious, tratta invece del cortocircuito che si instaura quando i meccanismi dell’enunciazione dell’effetto comico falliscono volutamente creando un effetto ambiguo non poco perturbante: è la rottura della fisiologica risata tanto prossima ad un cinema attrazionale che col porno ha tanto in comune. Un’artista poliedrico, dunque, che basa i suoi lavori su una forte aspirazione alla divulgazione. Una divulgazione che, tuttavia, non è mera illustrazione, ma si pone, per immersione totale, sui medesimi binari dell’oggetto di cui tratta. Per chi fosse interessato, i lavori sopraccitati (ma non solo) si posso trovare gratuitamente sul sito di Roee Rosen.