Sex in the foreground
Porte aperte solo ai maggiori di diciotto per l’anteprima europea al Lago Film Fest di Sex Equo – Sex in the foreground, primo lungometraggio realizzato da Werther Germondari e Maria Laura Spagnoli.
Nel decidere cosa è meglio mettere in scena e cosa invece tacere, i due ideatori preferiscono non porsi limiti, facendo scendere in pista architettura, cinema, religione e perversione, in chiave esplicita ma anche umoristica.Un progetto che ha richiesto dodici anni di lavorazione, senza il sostegno di una qualche società di produzione, che avrebbe potuto non promuovere e seguire adeguatamente il film, costruito quando c’erano materialmente tempo e denaro, insieme al supporto e l’aiuto di amici – le professioni ufficiali dei due autori sono direttore della fotografia e segretaria d’edizione. Man mano che il tempo passa si vanno ad aggiungere nuovi capitoli, cortometraggi autonomi a tutti gli effetti, tranne uno, il fil rouge che li unisce. La coerenza su cui si struttura il lavoro è data dalla decisione di porre un unico centro tematico: viene scelto il sesso perché da loro considerato un argomento forte e sempre attuale, grazie al quale è possibile esplorare da diversi punti di vista l’uomo e la sua realtà, quotidiana o surreale che sia. Il sesso, infatti, rappresenta il legame più forte che l’essere umano ha con l’aspetto animale, e quindi con le nostre ‘origini’ e la nostra natura più profonda: l’analisi si concentra sulla fabbricazione dell’immagine, ma anche, e soprattutto, dei meccanismi interni e mentali. In bianco e nero o a colori dov’è necessario, si parte alla scoperta dell’architettura e dei suoi riferimenti alla sessualità, per poi dare la propria rilettura al peccato originale e la cacciata di Adamo ed Eva, rinchiusi in un museo di mele tentatrici, fino alla riconquista del paradiso grazie alla vittoria di una geniale partita a bocce. Arrivano poi gli altri capitoli, dal tiratore androgino, al regista che cerca di girare il suo Cappuccetto Rosso versione porno, fino alla scoperta di un uomo che essere bisessuali non è poi così male. Particolarmente riuscita la parte che vede protagonista lo stesso Germondari, in una storia dove una bambola gonfiabile è molto più che un semplice gioco di piacere, ma diventa compagna per la vita, da difendere dalla prepotenza di un amico velenoso, sconfitto dopo una dura lotta sulle note di Love is in the air. Folto e variegato il pubblico (pura curiosità o vero interesse?), è rimasto attento anche quando, a dieci minuti dalla conclusione, una dannata pioggia ha interrotto la proiezione all’aperto. Risultato, dopo un’ora di pausa, pellicola e spettatori trasferiti al chiuso per il finale: gioie e dolori di un festival sotto le stelle.