FilmForum Udine/Gorizia 5-14 aprile 2011
Il piacere femminile tra pornografia e violenza orrorifica
Ragazze procaci e sottomesse, dalla femminilità esasperata, violentate da raccapriccianti mostri tentacolari. E’ questo l’universo del Tentacle Rape.
A parlarne è stato Marco Benoît Carbone (Università di Bologna) nell’ambito del workshop Cartography of Pornographic Audiovisuals. Pittoresco sottogenere del Hentai, termine con cui si intendono i manga pornografici estremi e surreali, il Tentacle Rape viene inaugurato nel 1986 con la serie culto Urutsukidôji creata da Toshio Maeda, successivamente trasposta nell’omonimo anime di successo. La fortuna riscossa dalla serie ha dato origine a numerosi epigoni. In realtà questo filone può vantare antichi natali all’interno dell’arte erotica giapponese, in particolare nella tradizione Shunga. Il primo dipinto ad essere universalmente riconosciuto come capostipite del genere è Sogno della moglie del marinaio di Hokusai, datato 1820, che raffigura una donna avviluppata dai tentacoli di due piovre giganti. Il rapporto sessuale tra donne e creature tentacolari diventa particolarmente violento nella versione Anime in cui pornografia e componente orrorifica si uniscono. Assonanze e citazioni, più o meno consapevoli, sono rintracciabili anche nel B-movie occidentale degli anni ’80 e ’90, in particolar modo nei generi horror e sci-fi come La Casa (Sam Raimi, 1981), Possession (Andrzej Zulawski, 1981), Il pianeta del terrore (Bruce D. Clark, 1981), La Cosa (John Carpenter, 1982), Alien: la clonazione (Jean-Pierre Jeunet, 1997).
Analizzando l’origine etimologica del Tentacle Rape ci si può chiedere il perché dei tentacoli e dello stupro. Lo stesso Toshio Maeda ha dichiarato di essere ricorso all’immagine della penetrazione tentacolare per aggirare la legge censoria giapponese che vieta la raffigurazione dei genitali ma paradossalmente consente altre forme di sessualità, purché sublimate da un immaginario soprannaturale e irrealistico. Il tentacolo, in quanto sostituto del fallo, costituisce quindi iperbole e al tempo stesso eufemismo. Inoltre questa bizzarra pratica sessuale può essere interpretata come una tipologia estremizzata del bondage e, più in generale, del sadomasochismo.
Per quanto riguarda invece l’aspetto dello stupro, è interessante notare come la percezione occidentale differisca sostanzialmente da quella giapponese. In Giappone il Rape definisce un sottogenere che attraversa le diverse forme audiovisive con derive controverse e dibattute come per esempio i Rape Game, videogame incentrati sull’abuso perpetrato dal player ai danni di giovani liceali.
L’ultima evoluzione del Tentacle Rape è la sua trasposizione nel live-action amatoriale. Il tempo ce ne mostrerà gli sviluppi.
Matteo Nicola Bottino, Lisa Cecconi, Eleonora Degrassi